Galleria “Segno Grafico” Venezia, Il Gazzettino, Enzo Di Martino, 2003
Vi sono eventi visivi che dichiarano immediatamente la loro identità senza per questo dover ricorrere alla narrazione o alla rappresentazione di alcunché. E’ il caso delle ultime opere di Maria Teresa Cazzadori che configurano una immaginazione di grande intensità emotiva affidata essenzialmente alla funzione memorativa delle tracce che l’artista vi deposita. Si tratta di segnali cui Maria Teresa Cazzadori perviene attraverso un procedimento lungo e riflettuto, che risulta carico di valenze che hanno a che fare con la storia e la memoria. E’ evidente perciò che l’artista veronese appare consapevole di avere a che fare con una partita nella quale la posta in gioco non è la rappresentazione ma il linguaggio. Ma il suo lavoro non proviene da un automatismo istintivo ne’ da un abbandono emozionale, bensì da una processualità complessa che riesce a far convivere il gesto ed il progetto, la ragione ed il sentimento. Il linguaggio, l’esercizio dei mezzi espressivi, diviene esso stesso rappresentazione, in un processo di affinamento che talvolta diviene simile a quello della ricerca musicale. Ecco perché la Cazzadori “esibisce” la trama, nei suoi lavori, con un atteggiamento che non oppone resistenza alla manifestazione dell’opera fatta ad arte, consapevole com’è della necessità di percorrere tutta intera la via del “fare l’arte”. Il linguaggio diviene allora l’unica possibilità di dichiarare la propria interezza interiore, la sola maniera di attraversare il mondo della fantasia e dell’immaginazione, nel segno turbolento e rassicurante della poesia.