di Piera Donà, Verona Fedele, 1993
Pur continuando ad essere il nutrimento artistico di una scarsa élite, e a non interessare il grosso pubblico, oggi l’arte d’avanguardia non é più ignorata come un tempo. Ma per chi ha deciso di fare pittura al di fuori degli schemi tradizionali, risulta sempre più difficile vivificare l’ispirazione ed affinare la tecnica senza cadere in una rischiosa involuzione. L’artista veronese Maria Teresa Cazzadori e’ riuscita perfettamente in questa impresa, seguendo un percorso artistico che l’ha portata dall’originario figurativo- interpretato pero’ come richiamo visivo di un paesaggio mentale- all’astrattismo geometrico o lineare, sino ad approdare alla “rivoluzione” informale. Diplomatasi all’Accademia Cignaroli, la Cazzadori ha poi frequentato i corsi della Scuola Internazionale di Grafica di Venezia, dove ha intrapreso una ricerca che l’ha portata ad una destrutturazione-ricostruzione del suo modo di dipingere. Appartengono a questo periodo le cartelle “Contrappunti” e “Cielo-Terra” . Negli ultimi lavori la Cazzadori e’ andata attribuendo un crescente valore al medium dell’opera d’arte, ossia al mezzo espressivo che la qualifica. L’importanza della tecnica sposa la preminenza della materia che diventa, in molti lavori, la ragione prima del suo operare. Nell’astrattezza della tela, dove il cromatismo é quasi totalmente abbandonato, l’artista veneta, tenta la ricostruzione di una realtà fenomenica riprodotta con lo spirito di chi vuole ritemprarsi nella lezione della natura. Segni e pennellate si compongono così sulla superficie in una rete di ricordi in cui si raccoglie la sua memoria, sino ad offrire una immagine che e’ la sintesi di reminiscenze, sogni, associazioni mentali.