Spazio Arte Pisanello, Verona, 1999 – Il Gazzettino di Venezia, Bruno Rosada
Un fondamentale merito di Maria Teresa Cazzadori é quello di essere riuscita a far fare un passo avanti all’esperienza non figurativa, o aniconica che dir si voglia, nel momento in cui nell’estenuata conclusione del secolo della modernità ( e l’eredità che ci lascia é il dubbio del ” CHE FARE? ” ) l’essenza preponderante di questa componente risulta essere la categoria storico-esistenziale della ripetizione usata a copertura di una valenza pittorica ormai inessenziale, come conferma la diffusa pratica delle istallazioni.
Ed é questa la peggiore condanna per un secolo che ha esaltato l’originalità, intesa come ripudio accanito del passato e del presente, UP TO DATE, come condizione necessaria e sufficiente della validità dell’arte. Far procedere il discorso artistico producendo opere di innegabile originalità é quindi il difficile obiettivo di questo finale di partita, che Maria Teresa Cazzadori ha realizzato con risultati storicamente innovativi, validi sul piano estetico, sia per lo spessore dei contenuti sia per l’organizzazione formale.
E un titolo ancora va a lei attribuito, ma forse é questa la ragione profonda della positività dei suoi risultati : la novità della tecnica grafica. Infatti questa di Maria Teresa Cazzadori é una mostra di grafica ma in realtà qui bisogna parlare di pittura. Perché i risultati sono quelli. E lei ha trovato i margini storici per mandare avanti il discorso, ha trovato modo di operare dentro gli spazi esigui rimasti all’aniconico, proprio inventando una tecnica grafica che permette di ottenere quei risultati. La novità consiste nel far pittura, anche con i mezzi della grafica. Non occorre essere devoti a Jung, per cogliere nella disposizione delle masse cromatiche, nell’accettazione e nella composizione dei colori, nella diversa qualità dei segni, l’emergere di tensioni che nascono nel profondo dell’animo umano, in quell’inconscio collettivo che presiede allo spirito del tempo, e si confrontano con guide archetipiche come se questo inconscio collettivo imponesse una necessaria disciplina di natura estetica a quelle forme che sgorgano incontenibili e si confermano inesauribilmente espressive: così Maria Teresa Cazzadori realizza quella interpretazione delle esigenze culturali del secolo, che é l’aspirazione di ogni artista al di là dei risultati personali.