Verona Sette, Vera Meneguzzo, marzo 1994
………….Maria Teresa Cazzadori sta attuando una ricerca che la impegna a trovare reperti consunti, oggetti confinati nella soffitta, carte ondulate, cartoni sbrecciati……….
Ad essi conferisce un riconoscimento di nobiltà. Li preferisce, spesso, a materiali più rassicuranti e canonici, assicurando loro una sovranità espressiva intellettuale e raffinata. Sono superfici cui , più che la carezza virtuosa del pennello si addice il gesto maschio e deciso della spatola oppure l’opera indifesa delle dita nude nell’impasto dei gessi, degli acrilici …….
Allora sulla base, che già di per sé reca una traccia del racconto (la Cazzadori non ignora mai i suggerimenti dell’esistente) , appaiono bassorilievi dalle forme ignote, incisioni avvallamenti, sentieri, calanchi. Una specie di comunicazione scritta in alfabeto Braille, un quadro che si può ” vedere ” anche al tatto.
Che usa gli ideogrammi delle crepe e dei graffiti, o il disegno concentrico degli assiti dilatato in gigantesche impronte digitali.